73° Italia Film Fedic, premio alla carriera a Giorgio Colangeli: “Fare un film è un lavoro collettivo, nel teatro l’attore può farcela anche da solo”
«Fare un film è un lavoro collettivo, nel teatro invece un attore può farcela anche da solo». Lo ha dichiarato giovedì sera l’attore Giorgio Colangeli, 73 anni, alla 73^ edizione di Italia Film Fedic, la Mostra del Cinema di Montecatini organizzata dalla Fedic – Federazione Italiana Cineclub, una delle nove Associazioni di Cultura Cinematografica riconosciute dal Ministero dei Beni Artistici e Culturali, nata nel 1949, dove gli è stato consegnato il premio alla carriera presso le Terme Tamerici.
«Per imprevisti – ha ricordato l’attore, intervistato dal direttore artistico Paolo Micalizzi – si andava in scena anche senza avere a disposizione i vestiti di scena o addirittura senza la scenografia montata, e spesso lo spettacolo teatrale andava anche meglio. Tali condizioni precarie obbligavano noi attori ad impegnarci di più, dovendo compensare le mancanze. Nel cinema questo non è possibile: se manca un tecnico o una location, per esempio, saltano anche giornate di lavoro. Insomma, il cinema è qualcosa di collettivo».
Colangeli ha ripercorso la sua lunga carriera, al teatro ha alternato il cinema soffermandosi sull’esperienza di “Pasolini, un delitto italiano” di Marco Tullio Giordana: «È stato un riconoscimento al mio lavoro in ambito teatrale, un film importante e un omaggio doveroso in onore di un grande intellettuale». E poi le soddisfazioni di lavori come “La cena” di Ettore Scola, per il quale vince il Nastro d’argento come miglior attore non protagonista, e “L’aria salata” di Alessandro Angelini, per il quale si aggiudica il David di Donatello come miglior attore non protagonista. Numerosi anche i cortometraggi a cui ha partecipato.
Non è mancato un accenno anche ai prodotti televisivi. Uno su tutti la settima stagione di “Distretto di Polizia”, nella quale interpreta il ruolo del boss Vincenzo Neri: «Fu un’esperienza importante, anche per capire le dinamiche delle fiction, che fidelizzano il pubblico. In quella stagione mancavano i personaggi storici interpretati da Giorgio Tirabassi e Ricky Memphis, così il regista Alessandro Capone si ingegnò per non scontentare gli affezionati alla serie. Interpretai il ruolo del cosiddetto “cattivo lungo”, il villain che appare in tutte le puntate e che conclude la sua parabola narrativa nell’ultimo episodio. Il mio personaggio era uno ‘ndranghetista che fa uccidere sua figlia, perché si ribella a lui. Mia moglie, grande appassionata di quella fiction, ancora oggi non mi ha perdonato di aver ordinato quel brutale omicidio, identificandomi con il mio personaggio».
Colangeli si trova attualmente impegnato tournée estiva dello spettacolo della compagnia CapoTrave, “Le volpi”, scritto da Lucia Franchi e Luca Ricci, che ne cura anche le scene e la regia, che farà tappa ad Asti e poi a Matera e altre date italiane.
Altro lavoro, sempre teatrale, è “I due papi”, stesso testo trasposto da Netflix con l’interpretazione di Jonathan Pryce e Anthony Hopkins. In questa commedia Colangeli assume il ruolo di Ratzinger. Viene raccontato il complesso rapporto tra Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio (interpretato da Mariano Rigillo), appena prima delle dimissioni di Benedetto XVI e della successiva elezione di Francesco nel 2013.