News

DUE CENTENARI TRA CINEMA E LETTERATURA A LENO, IN PROVINCIA DI BRESCIA, CON PASOLINI E FENOGLIO

di Laura Forcella Iascone

Le celebrazioni dei centenari sono spesso per i non specialisti un’occasione di riscoperta di autori che la critica ha consacrato. È quello che è successo anche a Leno, un comune della provincia di Brescia con un assessorato alla Cultura molto attivo, gestito da Rossella De Pietro, che in collaborazione con la Biblioteca Civica ha dato vita a due incontri dedicati a Pier Paolo Pasolini e a Beppe Fenoglio, entrambi nati nel 1922.  La piccola rassegna, nella prima metà di ottobre, è stata organizzata da AGEnda Cinema, il nuovo Cineclub Fedic di Brescia.
È naturale incrociare il discorso letterario su Pasolini con quello sul cinema, nonostante il suo approdo alla regia avvenga dopo le prime prove di scrittura letteraria.

Sonia Trovato e Massimo Morelli

Il cinema per Pasolini è un linguaggio nuovo da affrontare in assoluta continuità con lo sperimentalismo che lo contraddistingue. Continuità negli obiettivi, ma anche nei contenuti e nell’ispirazione etica: non è un caso che il suo primo film “Accattone” del 1961 sia la trasposizione cinematografica di “Una vita violenta” pur con significativi mutamenti nella stessa trama narrativa. L’ambientazione nelle borgate romane, che Pasolini frequentava e avvicinava con uno sguardo politico, sociale ed emotivo, costituisce una scelta di contenuto e di prospettiva etica: lì, nell’imperfezione delle vite dannate dei ragazzi di borgata, Pasolini sente un autentico impulso alla gioia originaria che il mondo borghese ha cancellato e trasformato in merce.
I due relatori, Massimo Morelli che ha presentato l’aspetto cinematografico e Laura Forcella che ha curato quello letterario, con l’aiuto della proiezione di alcune sequenze e la lettura di brevi testi, hanno concordato sulla tesi: i “due binari”, quello del cinema e quello della letteratura, hanno avuto un’unica coerente direzione, la poesia. Se le diverse specialità a cui Pasolini si è dedicato -regia, giornalismo, recitazione, traduzione, scrittura e sicuramente manca qualcosa – ci impediscono una definizione univoca di questo autore controverso e grande, quella di Poeta le unifica tutte.
L’incontro successivo, che ha avuto come relatore lo stesso Massimo Morelli, in compagnia, questa volta, di Sonia Trovato che ha illustrato il profilo letterario, ha avuto al centro la figura meno conosciuta di Beppe Fenoglio, “Partigiano e Scrittore” come ha voluto fosse scritto sulla sua lapide alla morte nel 1963. Scrittore difficile, poco amato dalla critica marxista, è apprezzato da Calvino che riconosce in lui un curioso approccio cinematografico alla narrazione, una modalità che precorre, nella cura al dettaglio, tanta letteratura contemporanea. La conoscenza della lingua e della letteratura inglese, simile a quella di altri autori della sua generazione, come Fernanda Pivano, misura la sua libertà dal regime così avverso al mondo anglosassone. È un’avversione che in Fenoglio diventa opposizione anche armata con la partecipazione alla Resistenza nelle file dei badogliani.
Il regista che più di altri si è interessato a lui è Guido Chiesa a cominciare dal film “Il caso Martello” del 1991, che, ambientato nelle terre di Fenoglio, affronta il tema della Resistenza, a partire dal presente, come un grande rimosso della società italiana. Ma è con “Il Partigiano Johnny” che Chiesa entra in dialogo diretto con l’opera di Fenoglio.
Anche i fratelli Taviani si confrontano con un altro capolavoro di Fenoglio, “Una questione privata”, con esiti discutibili, ma di indubbio interesse.
Chi ama il cinema è facile che ami la letteratura che da sempre è un grande serbatoio di storie e di strategie narrative. È per questo che la formula utilizzata a Leno ha avuto successo: le due voci dei relatori hanno generato un discorso intrecciato, omaggio coerente a due autori centenari che, in modo diverso, riconoscono nella letteratura e nel cinema loro orizzonti espressivi.