Fedic

QUATTRO PASSI TRA LE IMMAGINI DI MINIERE E MINATORI

di Ugo Brusaporco

Non c’è stato bisogno di centenari per il Cineclub Verona, da poco associato alla Fedic ma attivo dal 1935, per ricordare il sempre attuale dramma delle miniere e del sacrificio di un’umanità legata a questa antica forma di sopravvivenza. “Quattro passi tra le immagini di miniere e minatori” è il titolo della manifestazione organizzata dal Cineclub Verona e TenStar Community Verona con la FEDIC – Federazione Italiana dei Cineclub. Si è trattato di quattro serate dedicate a una ricerca di film amatoriali e professionali dal Belgio anni ’50 e anni ’60 del secolo XX.

Una serie di film di grande potenza autoriale e emozionale. Un cammino preciso capace di raccontare un territorio e in questo di raccogliere il senso ultimo di una tragedia italiana del tutto particolare come Marcinelle che si inserisce in un panorama di miseria umana altro che rende inevitabile il dramma. Poco ci vuole a capire, attraverso i tanti filmati, citiamo solo “Ceux du fond” di René Van De Weerdt (1949 – 16′) – Reportage, “Deviens mineur!” (Pierre Bourgeois – 1947 – 10′) – Reportagem “L’Or noir de la Campine” (Paul Lonchay – 1951 – 22′ – Documentaire), “Les Turcs à 20.000” (Jacques Cogniaux – 1964 – 14′ – Reportage), “De Profundis” (Jean-Pierre Coppens – 1992 – 8′ – Documentaire), “Croix Rouge de Belgique – Une démonstration pratique à Charleroi” (Anonyme – ca 1920 – 3′ – Documentaire), “Grande Lutte Des Mineurs “(La) 1948- 12’.

 

Realizzazioni attribuite a Louis Daquinm per comprendere che non era oro quello che i nostri minatori venduti dallo stato italiano in cambio del carbone trovarono in quella tragica regione chiamata Borinage. Era il tristemente famoso atto di De Gasperi ed il protocollo italo-belga “uomo-carbone”, “L’accordo italo-belga del 1946, oggetto in seguito di successive integrazioni e precisazioni, prevedeva infatti che il Belgio accogliesse migliaia di lavoratori italiani nelle miniere di carbone belghe e assicurava all’Italia un’importante fornitura di carbone, proporzionale al numero di minatori inviati. In questo modo, il Belgio superava la carenza di manodopera che ne stava rallentando la ripresa industriale, mentre l’Italia, Paese sconfitto nella seconda guerra mondiale e che versava in condizioni economiche disastrose, trovava una valvola di sfogo alla dilagante disoccupazione che caratterizzava il dopoguerra e si garantiva una materia prima indispensabile alla Ricostruzione”. Si scrive in https://www.degasperitn.it/en/progetti/Conferenza-internazionale/ ma è di più e quanto accaduto a Marcinelle, quando in un incendio scoppiato nella miniera del Bois du Cazier di Marcinelle perderanno la vita 262 persone, tra cui ben 136 immigrati italiani, non è che la punta di un iceberg dove una internazionale di schiavi non aveva altro senso che morire. Ma il peggio era anche il territorio disgraziato in cui tutto questo avveniva un territorio che ben raccontò Joris Ivens in “Misère au Borinage” un film muto del 1933 diretto da lui stesso e Henri Storck, un film visto in rassegna, un film che racconta il mondo in cui i minatori si trovarono a morire. Guardandosi oggi intorno, la rassegna ha segnato un momento di riflessione su un mondo quello delle miniere non estinto ma tragicamente vivo in tante parti del mondo dove troppe Marcinelle ancora si sviluppano e di certo non fa sorridere il nuovo bisogno di carbone annunciato da molti stati compresa l’Italia. La Storia si ripete, il pubblico veronese ha capito e si è rattristato.