TESTIMONIANZA
di Roberto Merlino
Un plauso a Carlo Menegatti, Jaqueline Pante e Anna Quarzi che hanno riportato in Italia, dopo 32 anni, il Festival dell’UNICA. Un plauso a tutti coloro che hanno sostenuto l’iniziativa e, in particolare, alla FEDIC.
Detto questo non posso non sottolineare la bravura e il monumentale lavoro svolto da Jaqueline, sul palcoscenico, all’accettazione, dietro le quinte, sull’autobus delle escursioni, al telefono e in ogni angolo di Comacchio ci fosse bisogno di lei!
Sempre sorridente, conciliante, tranquillizzante, sapeva infondere a tutti serenità, senza far trapelare l’enorme fatica, fisica e mentale che doveva sostenere.
Se mi sono dilungato sulla figura di Jaqueline è perché penso, in tutta sincerità, che questo Festival senza di lei sarebbe stato ben altra cosa. Voglio aggiungere che, se sono partito da Pisa (quando già avevo deciso di non andare) è solo perché ci siamo sentiti per telefono e mi ha rassicurato su alcune cose che non mi convincevano.
Grazie, dunque, a lei e a suo marito Gunter Haller che, pur lavorando nell’ombra, ha dato un notevole contributo al Festival.
Sono contento di aver partecipato (con mia moglie, Marilena Checchi, e con un Socio storico del nostro Cineclub, Roberto Carli), vedendo un centinaio di cortometraggi, seguendo le interessanti analisi della Giuria, incontrando amici, mangiando bene, e altro ancora.
Detto questo non voglio esimermi da un paio di critiche costruttive, nella speranza che la Dirigenza UNICA le possa recepire:
- Questo evento costa caro (lo dico da anni!) e sembra una sorta di club per ricchi pensionati; non è un caso che l’età media dei partecipanti sia ben oltre i settant’anni e ci siano pochi giovani.
- Non esiste una traduzione simultanea (in italiano!) dei film ed è molto difficile seguirli per chi, come me, è in difficoltà con i sottotitoli in inglese. A questo si aggiunga il fatto che, contrariamente al passato in cui venivano privilegiati i corti basati soprattutto sulla forza delle immagini, ora ci sono molte opere con fitti dialoghi.
Concludo augurando di non far passare altri 32 anni per avere di nuovo l’UNICA in Italia. Anche perché non ci sarò più!