RIPENSARE I LUOGHI ATTRAVERSO LO SGUARDO
Conversazioni di Cinema, a cura di Agostino Vincenzi
Appunti per una lezione di cinema
- Gli ambienti occupati attraverso i millenni dalle varie società, non sono stati solo un ricovero nella natura, ma uno spazio naturale trasformato secondo un progetto umano.
- Si tratta non più e non solo di una «geografia dell’uomo», ma piuttosto di una «geografia dell’anima».
- Una geografia emozionale che, oltre al Cinema, interessa altri ambiti disciplinari come la Fotografia, l’Architettura, la Pittura e la Letteratura.
- Tutto l’immaginario che mette in relazione lo spazio con l’identità delle persone.
- E’ il tentativo di dare immagine a un «paesaggio interiore», seguendo il moto delle emozioni, attraverso lo sguardo di paesi, fiumi, mari, laghi, montagne, isole.
- Lo spazio e il luogo, sono portatori di segni per interpretare i valori ad essi legati.
- In tal senso, l’Arte, la Fotografia, il Cinema, divengono strumenti privilegiati per una ricostruzione di questi tratti dell’«umano», di cui a volte rimangono solo esigue tracce delle odierne configurazioni spaziali.
- Hanno la possibilità di rappresentare in modo suggestivo, le «geografie personali», hanno la capacità di porre ordine nel nostro caotico modo di vedere e percepire la realtà.
- Il significato esistenziale si trasforma in «paesaggio dell’anima», in cui i «fatti» della vita sono raccontati come un tessuto connettivo, le cui immagini si rincorrono e si sovrappongono, secondo l’associazione di sentimenti e di emozioni.
- Sceneggiatori e Registi hanno tratto da questo scenario, «storie», il cui respiro narrativo si eleva ad opera d’Arte.
- L’immagine del Brigante Calabrese, che si ribella alle ingiustizie, ha offerto al Cinema
l’occasione di fondere realtà e mito.
- «Il Brigante Musolino» di Mario Camerini (1950).
«Il Brigante di tacca del lupo» di Pietro Germi (1951).
«Il Brigante» di Renato Castellani (1960) dove la montagna Calabrese si presta a fare da teatro al movimento di personaggi che sono l’espressione delle drammatiche condizioni sociali.
- «Mamma Roma» di Pier Paolo Pasolini (1962), si narra dell’impossibilità di riscatto sociale di una prostituta, anche successivamente al suo avvio di una attività commerciale al mercato «Quadraro» a Roma, in un’area di nascente, rapida e incerta espansione edilizia.
- Ma è con «Il ladro di bambini», del regista Calabrese Gianni Amelio, che il paesaggio si costruisce intorno ai personaggi, non come scenografia o semplice contorno illustrativo, ma come personaggio tra i personaggi, dove si intersecano tutti i «processi narrativi» della storia.