RIGORE E SANA IRONIA IN ROLF MANDOLESI
di Paolo Mameli
Quest’anno non è stato un buon anno, perché più di una figura storica del nostro mondo del cinema, quel cinema fatto di passione, di grande impegno e di abilità nel creare con mezzi spesso assai limitati dei piccoli gioielli, ci ha lasciato: se n’è andato Rolf Mandolesi, una delle colonne storiche di questo ambiente che ho avuto la fortuna – e l’onore – di conoscere grazie ad una sua carissima amica, Rossana Molinatti.
Ho avuto poche occasioni di incontrare Rolf di persona, ma ogni volta per me è stata una lezione di grande serietà e rigore morale, rigore che riusciva a trasferire nelle sue opere. Ricordo le critiche puntigliose, ma sempre corrette e costruttive, quando io, o Rossana, gli sottoponevamo un filmato da esaminare, compreso quell’omaggio postumo proprio a Rossana che avevo preparato in velocità subito dopo che ci aveva lasciato: nonostante gli acciacchi e la malattia, l’aveva guardato con passione dandomi preziosissimi consigli in proposito. Non aveva peli sulla lingua Rolf e quando ti faceva un commento, pur rimanendo sempre cordiale e gentile, poteva essere severissimo come non mai. Non scendeva a compromessi Rolf, e questo si rifletteva anche nelle sue opere: il suo estro e la sua fantasia si sposavano sempre con una grande professionalità, inserite in uno schema quasi geometrico di altissimo livello, come una sonata di Bach che riesce ad ammaliarti sia per la sua bellezza, sia per il suo assoluto rigore.
Lo ricorderò sempre quando nell’ormai lontano 2015 eravamo assieme per l’appuntamento annuale UNICA a San Pietroburgo: parlava sempre di cinema e da ogni parola trasudava quella passione profonda, sincera e autentica che trascende il semplice hobby per andare al di là, verso l’impegno totale.
Addio Rolf: anche adesso, ovunque tu sia, immagino che avrai con te una videocamera per documentare e trasferire in immagini ciò che vedi, sempre con quel tuo rigore condito da una sana ironia che ti contraddistinguevano sempre quando eri qui tra noi.