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LETTERA DEL PRESIDENTE

Nei giorni scorsi sono stato al cinema a vedere “The Fabelmans” di Steven Spielberg. La pellicola è un’esplorazione del potere dei film nell’aiutarci a vedere la verità sull’altro e su noi stessi.
Un racconto familiare, una storia intima che Spielberg ha messo in scena. “The Fabelmans” parla di famiglia, di cinema, di arte in generale. Tutto ciò che significa amore incondizionato, una passione così travolgente da diventare inarrestabile. È ambientato nei primissimi anni ’50 e nello stesso periodo storico, precisamente nel 1949, nasceva la Fedic.

Una significativa immagine del film “The Fabelmans”

Mi è piaciuto immaginare come gli appassionati videomaker di quegli anni abbiano potuto sperimentare le prime riprese ed i montaggi cinematografici, come raccontato nel film, operando fisicamente su nastro. Nella storia della nascita della Federazione si scrive come un gruppo di cinefili si siano uniti ed abbiano condiviso oltre alla passione la necessaria strumentazione (cinepresa, strumenti per il montaggio…), costosissima a quell’epoca.
Un film, quello di Spielberg, che consiglio vivamente di vedere a tutti gli appassionati di cinema soprattutto agli autori e videomaker Fedic.
La narrazione ci riporta indietro nel tempo, all’infanzia del protagonista, permeata di magia, scoperte e sogni, in cui chiunque può facilmente immedesimarsi. Un’esistenza che si snoda tra ciò  che viene percepito direttamente dall’occhio umano, e ciò  che viene rivelato come straordinariamente e drammaticamente reale solo attraverso l’obiettivo della macchina da presa. E’ presente l’eterno dualismo tra verità e finzione, sofferenza e nostalgia che da sempre hanno ispirato i grandi registi.
Spesso celebri pellicole hanno raccontato infatti in parallelo l’infanzia e la scoperta dell’amore per il cinema – ad esempio ” Nuovo Cinema Paradiso” di Giuseppe Tornatore o il più recente “È stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino.