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IL CARNEVALE DI ROSSANA MOLINATTI

di Paolo Mameli

Dopo il triste periodo legato alla pandemia, Venezia ha riprovato a riproporre un programma carnascialesco, sebbene in formato un po’ anomalo, senza le grandi manifestazioni di piazza ma con una miriade di spettacoli diffusi ed alcune mostre tematiche. Tra queste ve ne era una, presso l’M9 – il museo del Novecento a Mestre – dedicata a Rossana Molinatti e più in particolare ai suoi “costumi”, o meglio come li amava definire “tableaux vivants”, che realizzava e indossava per le calli ed i campi veneziani.

Sono stati esposte 12 opere, delle 31 realizzate, che in qualche modo mostravano al pubblico l’evoluzione stilistica di questi “quadri viventi”, ossia la riproduzione tridimensionale – e indossabile – di dipinti famosi che spaziavano da Klimt a Picasso, da Schiele a Tiepolo, da Magritte ad un’antica icona veneto-bizantina. Nonostante la pubblicizzazione relativamente contenuta, la mostra ha avuto un successo che è andato al di là delle più rosee previsioni, con un afflusso di pubblico continuo e numeroso, dagli appassionati d’arte come l’ex direttrice (e storica dell’Arte) della Galleria Franchetti (Ca’ d’Oro), a bambini interessati e assetati di sapere, a semplici curiosi che passavano da quelle parti e rimanevano impressionati, e perché no? Estasiati, da quelle incredibili realizzazioni.

La mostra si è ufficialmente conclusa con la chiusura del Carnevale, ma è stata prorogata come vetrina in attesa di sviluppi, con la speranza, sempre viva, di divenire un’esposizione permanente che comunichi il messaggio che amava dire Rossana; “L’Arte mi ha riempito la vita e se riesco a farla conoscere ed apprezzare ad altri, riempirà la vita anche a loro!”