“AMARCORD” FEDIC: LA “WORKSTATION” CASABLANCA
di Beppe Rizzo
Ho visto in televisione un programma su Silvano (Nano) Campeggi, il famoso cartellonista fiorentino, morto nel 2018, che lavorò molto con le Case di produzione cinematografica statunitensi. Suoi sono i grandi manifesti di film celebri, come “Casablanca”, tanto per citarne uno.
Nello scorgere il manifesto di questo film, mi è venuto in mente un aneddoto circa un incontro di molti anni fa a San Giovanni Valdarno, in Toscana, durante il Festival cinematografico organizzato annualmente. Eravamo un gruppetto di alcuni autori nel Foyer del Cinema Masaccio e stavamo commentando alcune opere appena proiettate. Paolo Micalizzi, critico e giornalista, sfogliava una Rivista a poca distanza da noi e sembrava ascoltasse con interesse le nostre osservazioni. La nostra conversazione, poi, si spostò sui metodi di montaggio che noi usavamo per i nostri film. Esisteva a quel tempo (esiste ancora?) un tipo di “workstation”, ovvero un particolare computer che permetteva di effettuare il montaggio di immagini girate con una telecamera: si trattava di una macchina acquistata già pronta per l’uso, con le schede e i software già predisposti e, quindi, senza che avvenisse l’intervento di un tecnico informatico, al contrario di quanto avviene con i Personal Computer dove ognuno è libero di assemblare a piacimento i vari componenti. Ebbene, la “workstation” di cui stavamo parlando si chiamava Casablanca, proprio come il titolo del famoso film. Ad un tratto uno di noi chiese: “Chi di voi ha il Casablanca?”. In quel preciso istante Piero Livi, regista sardo, autore di opere importanti ambientate nella sua Sardegna, appena uscito dalla sala, sentendo la domanda “chi ha il Casablanca” urlò: “Io”. Seguì una risata generale da parte del nostro gruppo, perché Piero Livi, non sapendo che stavamo discutendo sui sistemi di montaggio, pensò subito, da buon cineasta, al titolo del film del 1942 di Michael Curtiz, che rese celebri gli attori Humphrey Bogart e Ingrid Bergman.
Certamente Piero Livi era in possesso di tante videocassette, tra cui quella che non poteva mancare nella cineteca casalinga di un regista cinematografico.
(I personaggi di quel simpatico gruppetto, oltre al sottoscritto, erano Vittorio Tosi, Mino e Giovanni Crocé, Emilio Cuccia, Rolf Mandolesi che, assieme a Piero Livi, rappresentano coloro di cui oggi serbiamo in cuore il loro ricordo affettuoso).