ROLF MANDOLESI: BONTA’, ONESTA’ INTELLETTUALE E CAPACITA’ PROFESSIONALE
di Beppe Rizzo
Più grande è stata la gioia per i bei momenti trascorsi insieme, e più forte è il dolore che ci affligge quando ci giunge la notizia che una cara persona è venuta a mancare. Questo, oggi, è il mio stato d’animo nell’apprendere che l’Amico Rolf ha lasciato questo mondo e con esso i tanti amici che ebbero la grande fortuna di incontrarlo e condividere innumerevoli momenti degni di appartenere ai ricordi più cari. Cesare Pavese affermò: “L’uomo mortale non ha che questo d’immortale, il ricordo che porta e il ricordo che lascia”.
La prima volta che incontrai Rolf fu, credo, a Casteggio, in provincia di Pavia, un tempo ormai molto lontano. Da allora gli incontri nelle varie rassegne organizzate dappertutto in Italia mi diedero modo di approfondire i suoi tanti pregi, primo fra tutti la bontà, seguita dall’onestà intellettuale, dal suo modo di rapportarsi con la gente, e poi quella sua bravura nel saper affrontare, dal punto di vista cinematografico, oltre i lati negativi del genere umano, anche le particolari caratteristiche che solo lui sapeva cogliere durante i suoi innumerevoli viaggi intorno al globo. Come non ricordare le sue opere filmiche come “Apple” e “Uomini”, tanto per indicarne due. Aveva saputo scorgere le cose che non andavano nella sua Merano, anche dal punto di vista politico e ci aveva costruito il suo film di denuncia. La sua innata capacità di discernere le immagini che gli si presentavano nei viaggi assieme alla sua Nori, gli permettevano poi di effettuare montaggi che andavano dritti ai contenuti importanti che lo avevano colpito. Sarebbe impossibile enumerare tutti i riconoscimenti nazionali ed internazionali che egli ricevette con le sue opere che le giurie sempre considerarono di pregiato valore artistico.
Molti anni fa volle organizzare una serata a Merano con la proiezione di alcune mie opere e mi viene in mente un aneddoto curioso quando, nel momento in cui ci stavamo recando in macchina verso la sala comunale in cui si sarebbero svolte le proiezioni, scorgemmo un tabellone della pubblicità sul quale comparivano due grandi manifesti, uno accanto all’altro. Su uno si leggeva il nome di Beppe Grillo, sull’altro quello di Beppe Rizzo. Vedere i due Beppe uno vicino all’altro, ci causò meraviglia e ilarità nello stesso tempo. Ma da questo insignificante avvenimento potei constatare che Rolf sapeva mettere nelle cose che organizzava, tutta la sua capacità professionale, le cose a cui si dedicava dovevano avere necessariamente un epilogo positivo.
In questi ultimi anni dovette affrontare molte, troppo tribolazioni riguardanti la sua salute e credo che tutto ebbe un qualche inizio quando a Montecatini, durante un’assemblea della FEDIC, nel momento di alzarsi dal tavolo a cui sedeva, inciampò con la tovaglia. Nei miei frequenti contatti telefonici per fargli sentire la mia vicinanza e così dargli conforto, constatavo che sapeva affrontare il grande disagio con una forza d’animo davvero encomiabile, e non mancava di sorridere quando mi raccontava qualcosa, come se il male non lo riguardasse.
Con Rolf Mandolesi se ne va un uomo che aveva saputo stabilire con gli esseri umani quel qualcosa che distingue “l’uomo senza qualità” – che trascina la sua vita nell’inconsistenza -, dall’uomo che lascia invece una traccia indelebile nel cuore di coloro che gli furono Amici.