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ATTENTI A QUEI 2: CARLO GRISERI E MARCELLO CELLA RECENSISCONO LE 10 OPERE DI FEDIC REFF

 

Carlo Griseri

1- “Ho sentito Frank Zappa” di Marco Rosati
Il potere salvifico dell’arte, della musica in particolare e di quella di Frank Zappa nello specifico. Una vita in crisi può sempre essere risollevata, con i consigli giusti… Un bianco e nero (ma non solo) sporco e un approccio indie al racconto, dialoghi credibili e una recitazione spontanea rendono il corto un’esperienza interessante con il giusto grado di ironia. Voto: 7,5 (Griseri)Ennesima prova filmica per il pisano Marco Rosati che continua ad esplorare gli universi paralleli della vita e della cinefilia e i loro incroci spericolati. Questa volta è il caso di un ragazzo che trova un libro in una casa abbandonata e questo, stranamente, racconta la sua vita, come se qualcuno avesse già previsto tutto. Il finale però non piace al ragazzo che, con l’aiuto di un suo amico e di un cd di Frank Zappa, decide di dare un corso diverso agli eventi descritti nel libro. La musica del bizzarro chitarrista americano rivela così tutto il suo potere salvifico. Fra le immancabili citazioni cinefile (questa volta Carmelo Bene) Rosati ancora una volta ci conduce con ironia e sensibilità visiva nel suo stralunato mondo poetico. Voto: 7,5  (Cella)

Marcello Cella

2-“Il tedesco” di Collettivo Corte Tripoli cinematografica
Un piccolo pezzo di Storia, che racconta l’assurdità della guerra e l’ingiustizia dei conflitti pur accennando brevemente agli eventi. Due donne soccorrono e salvano un ragazzo ferito, anche se tedesco, ma quando lui da adulto torna nel paesino in cui vivevano per ringraziarle, scopre che altri come lui si sono comportati molto diversamente… Illuminante.  Voto: 7,5 (Griseri)

Due donne lavorano a degli abiti talari ed attendono la perpetua della chiesa. Ma chi bussa alla porta è un soldato tedesco ferito. Siamo nel 1944, la guerra è ancora in corso ed ha in serbo i suoi momenti più atroci che travolgeranno anche le due donne, nonostante la loro umanità le porti a curare il ferito. Molti anni dopo la famiglia del soldato tedesco salvato dalle due donne torna al loro paese per ringraziarle del loro gesto…breve sensibile apologo sull’umanità ferita dalla guerra, da tutte le guerre. Una riflessione ora più che mai attuale. Voto: 8 (Cella)

3-“Salicornia” di Gaia Longobardi
Un racconto visivamente curato e ambizioso. Il ventenne Stefano vive in una piccola cittadina e il suo rapporto con il mondo è legato al suo lavoro di bagnino, ma non solo. Ad esempio a Greta, una ragazza che lo colpisce in modo particolare… Manca qualcosa in sede di scrittura, ma si prova (e in buona parte si riesce) a fare vero cinema. Voto: 8,5 (Griseri)

Sono giornate di fine estate per il giovane Stefano, ventenne timido e solitario, che vive in una zona fra la laguna e il mare. Fa il bagnino ed è alla ricerca di sé stesso. Gli amici del bar ed un fugace amore estivo non riescono a fargli trovare una via d’uscita alla sua inquietudine, accompagnata e sottolineata da un uso estremamente suggestivo dei paesaggi naturali, fra malinconiche immagini marine e lacustri e inquietanti visioni di fabbriche e fumi industriali in lontananza. Frasi smozzicate e dialoghi perduti, solo un piccolo roditore si muove indifferente nell’erba. Forse è un’idea di libertà. Voto: 8 (Cella)

4-“Rise and shine” di Alessandro Zonin
Stesi su due lettini d’ospedale uno accanto all’altro, due marines statunitensi commentano il vicino ritorno a casa, fantasticando su cosa troveranno ad attenderli. Qualche sogno, qualche risata, mentre l’infermiera li prepara. Ma non tutto è come sembra, purtroppo. Esteticamente molto convincente, cerca (e trova) l’effetto sorpresa, un po’ a discapito della chiarezza generale.  Voto 7,5 (Griseri)

Ospedale dei Marines. Due soldati, reduci da una delle tante guerre a cui gli USA hanno partecipato negli ultimi decenni conversano amabilmente fra loro prima della partenza verso i loro luoghi d’origine ed iniziare il periodo di convalescenza, mentre un’amorevole infermiera si occupa della loro igiene. Ma il punto di arrivo del loro viaggio non è quello che prevedevano…apologo sugli orrori della guerra con tanto di citazione finale tratta dall’Iliade. Amaro cortometraggio di denuncia, sconta una certa freddezza narrativa. Voto: 6 (Cella)

5-“Donna sola” di Lorenzo Cassol
Vita quotidiana di Ana, una bambina costretta a vivere in un contesto degradato alla periferia di Rimini. Ha 9 anni, ha imparato presto a rubacchiare, a uscire di nascosto e costruirsi una vita parallela diversa da quella delle sue coetanee: la difficoltà familiare è pesante da sostenere, non solo a quell’età. Tema complesso valorizzato dall’ottima resa della giovane protagonista.  Voto: 8,5 (Griseri)

Ana è una bambina rom che vive in una squallida periferia di una città di mare. La sua vita è fatta di furti e fughe con la madre. Ma la sua vera passione è il calcio. Come molti suoi coetanei ama giocare a pallone. Però proprio questa sua passione sarà fatale alla madre durante un tentativo di furto in un appartamento. Ennesima storia di un’infanzia rubata e devastata dal cinismo e dalla violenza degli adulti. Forse solo la sua passione per il calcio riuscirà a indicare una via di salvezza per Ana. Film di denuncia sociale ben supportato da una regia sensibile e delicata. Voto: 8 (Cella)

6-“Subito sera” di Tino Dell’Erba
Una libera interpretazione della poesia di Quasimodo e un modo intelligente di utilizzare filmati amatoriali d’archivio. Un giovane scopre, attraverso filmati ereditati, la vita privata e sconosciuta di un suo parente: due film in uno, con una semplice idea e in pochi minuti si riesce a dire molto.  Voto: 8 (Griseri)

A volte la vita ci mette improvvisamente davanti ad immagini del nostro passato che pensavamo dimenticate e che ci danno il senso del nostro cammino su questa terra. E della sua brevità. E’ quello che accade al protagonista di questo malinconico cortometraggio nel momento in cui, attraverso la visione di vecchi filmati trovati in un ripostiglio, scopre aspetti sconosciuti della vita di un suo parente, forse suo padre. Immagini di gioie effimere, gioviali scene di allegria con amici e parenti in Super8 che, grazie anche alla poesia di Quasimodo, danno il senso del passare del tempo e della insostituibile funzione del cinema come arma contro la morte. Delicata nostalgia della vita.  Voto: 8 (Cella)

7-“La prima isola” di Roberto Fontanelli
Tre soli minuti per un’impresa quasi impossibile: ricostruire per immagini (senza parole) la rotta dei migranti attraverso il Mediterraneo fino alla “prima isola”, Lampedusa, meraviglioso angolo di mare cui si giunge pieni di speranza solo se si ha la fortuna di non naufragare prima. Molto evocativo ma troppo aleatorio.Voto: 6,5 (Griseri)

Il mare ha sempre avuto nel nostro immaginario il senso della libertà, dell’immensa  e misteriosa possibilità di espansione dei nostri limiti spazio-temporali e mentali. Per i migranti dall’Africa e dal Medio Oriente rappresenta quasi sempre la scommessa su una nuova possibilità di vita. Il regista ferrarese Roberto Fontanelli traccia un’immaginaria via di fuga attraverso la suggestione delle sue immagini marine, la rotta dei migranti, il rischio dei naufragi, facendo anche un omaggio alla scultura di Mimmo Paladino intitolata “Porta di Lampedusa – Porta d’Europa”. Suggestiva e amara al tempo stesso. Voto: 7,5 (Cella)

8-“Il linguaggio surrealista di Carlos Saramago” di Claudio Tedaldi
Documentario (quasi) senza parole, con immagini e musica che provano a rendere lo stile dell’artista Saramago, riconosciuto come uno dei più importanti artisti surrealisti portoghesi. Frullato di immagini di archivio e di lui al lavoro, accelerate e ritmate su musiche elettroniche alternate ai rumori della natura, per un omaggio speciale arrivato giusto in tempo. Voto: 6,5 (Griseri)

Il film è un documentario sul pittore surrealista portoghese Carlos Saramago, morto lo scorso anno qualche settimana dopo la realizzazione dell’opera in questione. Il documentario appassionato sull’opera di questo importante artista europeo, si è trasformato suo malgrado in un’opera commemorativa, un po’ troppo didascalica, in cui molto si vede dei suoi quadri sghembi, dei suoi corpi frammentati, dei suoi occhi stralunati, ma scarsa è la riflessione sul senso del suo linguaggio, sul suo rapporto con la sua  tormentata e malata (in senso vero, purtroppo) biografia e con la realtà. Voto 6,5 (Cella)

9-“Riflessioni su pellicola” di Paolo De Bord
Vita e opere del fotografo Alberto Terrile, conosciuto nell’ambiente per il suo “ciclo degli angeli” che ha ispirato Wenders e per i suoi ritratti nel mondo dell’arte. Intervista sincera e interessante, alla scoperta di un personaggio che ha tanto da dire e che è giusto far conoscere meglio. Compito riuscito.  Voto: 7 (Griseri)

C’è chi afferma che chiudere il mondo esterno nell’inquadratura della fotografia, fermare il tempo presente in una forma di eternità espressiva sia un atto quasi divino. Se così è il fotografo Alberto Terrile, a cui è dedicato questo bellissimo documentario (o biopic, come si dice ora), con la sua opera ha raggiunto vette difficilmente superabili, soprattutto se pensiamo al suo straordinario ciclo di fotografie dedicato agli angeli, cioè al tentativo di rendere visibile ciò che è per sua natura invisibile all’occhio umano. Strutturato in capitoli tematici e supportato dall’appassionato racconto dello stesso Terrile, “Riflessioni su pellicola” è una riflessione profondissima sul significato della fotografia, sulla necessità di ricordare le giornate bellissime della nostra vita che però al momento non ci sembravano tali, impegnati come eravamo volgere il nostro sguardo a terra e non al cielo come gli angeli. Produzione di qualità da parte del bravo regista Mauro John Capece. Voto: 9  (Cella)

10-“Cavolo” di Alessandro Zafanella
Tra distopia fantascientifica e realismo alimentare, un corto che sa prendere un tema importante e mostrarlo con la giusta consapevolezza dei propri mezzi e con un buon grado di autoironia. Se il futuro ci vedrà costretti a mangiare una cosa sola e a obbedire ai grandi padroni, potremo sempre sognare (o sperare) che sottoterra qualcuno stia lavorando per un mondo migliore… Brillante.  Voto: 9 (Griseri)

Chi scrive ammette di non amare il cavolo a pranzo. Però il mondo un po’ totalitario, un po’ surreale messo in scena dal regista Andrea Zaffanella me lo ha fatto rivalutare. In questo mondo vige infatti una sorta di dittatura gastronomica che impone a tutti di mangiare cibi preconfezionati, mentre quelli biologici sono vietati, messi al bando. Ma quando una ragazzina scopre per caso in un campo un cavolo e il mondo sommerso che vive sotto la terra, questa bizzarra (ma non troppo) forma di tirannia gastronomica viene messa in crisi. Ironico fanta-racconto che potrebbe essere anche utilizzato in qualche buon corso di educazione alimentare per le giovani generazioni.  Voto: 8  (Cella)