INCONTRI AL 71º ITALIA FILM FEDIC
di Maurizio Villani
Il 71º Italia Film FEDIC non è stato soltanto un prestigioso palcoscenico che ha messo in mostra un’ampia serie di cortometraggi di autori FEDIC nelle varie categorie in cui si è articolata la manifestazione; è stata anche l’occasione di incontri con registi, attori, critici, operatori culturali e giornalisti che hanno avuto modo di affrontare una serie di temi riguardanti il mondo del cinema. “Maestro di cerimonie” di queste incontri è stato Paolo Micalizzi, condirettore artistico del Festival, la cui lunga esperienza di critico e di storico del cinema è emersa nel corso delle interviste ai personaggi invitati.
Il primo incontro ha avuto per protagonista la dottoressa Mariangela Michieletto dell’Archivio Nazionale Cinema d’Impresa-CSC a Ivrea. Micalizzi e Michieletto hanno conversato sull’attività dell’Archivio Nazionale del Cinema d’Impresa tesa a conservare e divulgare un grande patrimonio di cortometraggi, realizzati a partire dagli anni Cinquanta da autori italiani. Digitalizzati e messi on line, sono a disposizione del pubblico appassionato di cinema dal 25 gennaio 2021 sul canale Youtube Mi Ricordo-L’Archivio di tutti. La rassegna online propone opere filmiche di grande valore storico che appartengono alla FEDIC, realizzate da registi il cui contributo rilevante è servito a promuovere il superamento dell’etichetta di cinema amatoriale, per arrivare ad affermare quella di cinema Indipendente. La playlist, che verrà progressivamente arricchita nei prossimi mesi, propone fiction e documentari di impegno civile, di critica sociale, di osservazione della realtà. Gli autori vanno da Giampaolo Bernagozzi a Nino Giansiracusa, da Renato Dall’Ara ad Adriano Asti, da Luigi Mochi a Francesco Tarabella, fino al duo Gabriele Candiolo – Alfredo Moreschi. Non mancano opere narrative, spesso poetiche, come quelle di Paolo Capoferri, Piero Livi, Mino Crocè e Nino Rizzotti, ma anche di Massimo Sani, Giuseppe Ferrara e Franco Piavoli, che si sono poi affermati come autori cinematografici e televisivi.
Particolarmente toccante è stato l’omaggio a Rossana Molinatti recentemente scomparsa, artista poliedrica che ha espresso il proprio talento in molti ambiti delle arti visive, dal cinema alla fotografia, dal teatro alla realizzazione di costumi. Introdotte da Paolo Micalizzi, sono state rese alla Molinatti le sentite testimonianze di Maria Teresa Caburosso, docente d’arte, esperta di cinema e amica di Rossana, e di Giorgio Sabbatini, impossibilitato ad essere presente a Montecatini, di cui è stata data lettura di una lettera molto partecipata.
L’omaggio si è concluso con la proiezione di due cortometraggi: uno di Rossana Molinatti, intitolato “Calicanto”, del 2004 – una sensibile rievocazione del rapporto d’affetto dell’autrice con la sorella – e un secondo breve corto, girato da Paolo Mameli, dedicato alle maschere per il Carnevale di Venezia, testimoni del grande estro creativo dell’artista.
Nel corso della consegna del Premio alla carriera al grande autore di film di animazione Bruno Bozzetto, Paolo Micalizzi ha conversato a lungo con il regista premiato, sollecitandolo a ricordare soprattutto gli anni degli esordi. Bozzetto ha menzionato le difficoltà incontrate nel girare nel 1958 “Tapum! La storia delle armi”, cortometraggio d’animazione che ha partecipato ad alcuni Festival, tra cui quello di Montecatini Terme.
Episodio curioso raccontato da Bozzetto ha riguardato il personaggio del “signor Rossi: “Mi rifiutarono un film ad un festival cinematografico e per questo decisi di vendicarmi facendo la caricatura del direttore artistico, così è nato il Signor Rossi. Un personaggio che impersonificava l’italiano medio dell’epoca, in un paese che viveva un boom economico senza precedenti, ma dove allo stesso tempo cominciavano i primi inconvenienti del progresso come solitudine, mancanza di comunicazione, lavoro eccessivo, inquinamento, alienazione, nevrosi. Quando all’epoca c’erano i film della Disney, che erano indirizzati ai più piccoli, con il Signor Rossi affrontavo episodi quotidiani, che analizzavano temi importanti, i problemi della società moderna, chiaramente comprensibili ad un pubblico adulto”. L’intervista con Micalizzi è poi passata a parlare di altri celebri lavori tra cui quelli per Carosello. È poi seguita la proiezione di “Tapum! La storia delle armi”.
Nell’ultima giornata del festival è stato reso omaggio a due celebrità del mondo del cinema: Massimo Troisi e Lino Banfi.
Ad introdurre l’omaggio all’attore-regista napoletano è stato proiettato il video “Il volto iconico di Massimo Triosi”, a cura di Carlo Magri e Paolo Micalizzi. È poi seguita la presentazione del libro Pensavo fosse un comico, invece era Troisi (Phoenix publishing, Napoli 2020) del saggista e scrittore napoletano Ciro Borrelli. Sollecitato da Micalizzi, l’autore ha ricostruito il lavoro di raccolta delle testimonianze che sono poi confluite nel suo libro, articolato in cinque parti che vanno da una breve biografia dell’attore alle dichiarazioni sue e di persone appartenenti al mondo cinematografico e teatrale che lo hanno conosciuto o con cui ha lavorato, dalle prime esibizioni all’oratorio parrocchiale alla partecipazione ad Effetto smorfia, programma televisivo dove si esibiva insieme a Lello Arena e a Enzo Decaro. Nell’ultimo capitolo si esaminano le pellicole dell’artista campano, sia quelle girate e sceneggiate da lui che quelle in cui ne è soltanto interprete.
Il secondo omaggio è stato è rivolto a Lino Banfi in occasione della presentazione del libro dello storico del cinema Alfredo Baldi Le molte vite di Lino Banfi (Edizioni Sabinae, Roma 2021). Nel corso di una interessante e vivace conversazione, condotta da Paolo Micalizzi e a cui ha preso parte anche Milena Vukotic, l’autore ha sottolineato come il sui saggio sia l’unico libro che racconta tutta la vita e la carriera di un attore popolarissimo: dall’abbandono del seminario agli anni difficili dell’avanspettacolo, dal cabaret alla carriera cinematografica in cui interpreta ruoli sempre più importanti e da protagonista, amato dal pubblico ma quasi sempre relegato a personaggi comici. Il crisma definitivo arriva a Lino dalla televisione che lo consacra finalmente attore a tutto tondo, in grado di regalarci ogni registro e ogni sfumatura recitativa.