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Lunga vita al corto

RIFLESSIONI DI GIANLUCA CASTELLINI

Sintetizzare il concetto di cortometraggio, con la definizione di approccio cinematografico, esercizio di stile, trampolino per un’opera lunga, o scorciatoia per fare cinema mi pare un banale riassunto che non rende giustizia ad uno stile ben preciso. Si perché il corto ha un suo stile, una sua fisionomia, un proprio appeal. E qui vado contro a chi un giorno disse che i corti sono tutti uguali e questo signore autorevole, insegnava cinema in una delle più importanti cattedre di cinema italiano. Il problema semmai e’ legato alla mancanza di idee, ma questo aspetto riguarda tutta la cinematografia e all’arte in genere.

Quando chiedono cosa mi offre un corto riassumo con un esempio. Nel campo affettivo la storia breve a volte ti offre emozioni uniche ed indimenticabili. Non per forza meno importanti della storia di lungo corso.

Oppure chiedono “ma e’ un film o un corto?” Come se quest’ultimo non avesse ancora i requisiti per ottenere lo status di “film”.

O peggio ancora, cercano una definizione, attraverso un semplicistico calcolo di budget economico.

Dal punto di vista attoriale poi cosa cambia? Sono ormai tanti i celebrati attori che si prestano, quasi sempregratuitamente, ad interpretare un corto. E quando non ci troviamo di fronte al viso  , troviamo giovani emergenti o perfetti sconosciuti che entrano nella parte con una credibilità invidiabile.

Il problema “corto” sara’ a lungo dibattuto per sempre e lo spartiacque esisterà fino a quando al corto non verrà riconosciuta la dignità ufficiale di film, anche sul piano economico e promozionale.

Spesso dico che ogni inizio e’ un corto, ma anche io cado nell’ equivoco, facendo passare il corto come qualcosa di embrionale che deve ancora assumere una forma riconoscibile.

Il corto invece nasce con una precisa identità e se realizzato bene non sentirai il bisogno di configurarlo in una scala temporale.

Il corto nasce come esigenza narrativa. Non si fa un corto pensando possa essere la tranche di un progetto piu’ lungo.

Non rappresenta un’operazione restrittiva. Poi può accadere che un corto diventi lungo, ma e’ un percorso raramente premeditato.

E poi, quanta saggezza e decisione c’è dentro un processo di sintesi. Quanto è ambita la possibilità di essere compresi in una frase laconica o in un ristretto gioco di immagini. La brevità ha il magico potere di raccontare senza giri evanescenti, e’ concretezza.

L’evoluzione del pensiero richiede un senso del breve che rappresenta forse una virtuosa rarità.

Quindi, signori: “lunga vita al corto”